lunedì 18 luglio 2011

Malati di Mente

I malati di mente, i pazzi che dir si voglia, sono un aspetto molto scomodo della nostra realtà di esseri umani. Il rischio che ognuno di noi sarebbe potuto, o potrebbe diventare "pazzo", nel corso della vita, ci spinge a negare il problema, allontanandolo dalla nostra mente, pensando che appartenga sempre ad altri. La realtà è che questo aspetto della vita ci appartiene. Qui ed ora. Negare la dimensione umana ai malati di mente, come avveniva nei manicomi fino alla legge Basaglia e come tuttora avviene quotidianamente, quando i cosiddetti pazzi, vengono trattati meglio da un punto di vista igienico-sanitario, ma continuano a non essere considerati uomini bisognosi di un contatto umano, emotivo, è stata ed è una "difesa psicologica"con cui l'uomo "sano" disumanizza quello "malato", per allontanare da se stesso il pericolo della pazzia.
La pazzia ha un senso, se lo cerchiamo; infatti anche i pazzi sono in grado di dare emozioni e insegnamenti alle anime che desiderano accogliere l'uomo che sta dietro la pazzia. Superando le paure ed entrando in contatto con i malati di mente, possiamo capire che si tratta di uomini come noi, con una sensibilità diversa, ma con i nostri stessi bisogni di considerazione, approvazione, di carezze, affetto, ma anche di una guida autorevole.

Sicuramente i pazzi non possono produrre ciò che la nostra società va rincorrendo affannosamente, l'ottima prestazione fisica ed intellettuale, ma possiedono inalterata, genuina, la parte più bella dell'uomo e cioè la parte del "Bambino". E' la parte più arcaica dell'individuo, ancora legata al linguaggio analogico scevra dalle sovrastrutture dell'uomo "civilizzato", un linguaggio che somiglia al linguaggio onirico.

Mi è capitato di ammirare dei quadri dipinti da malati di mente: non sono altro che "sogni su tela". E' come se dipingessero direttamente ciò che sognano. Uno di questi pittori pazzi, ha detto riguardo ad un suo quadro: "Ho fatto un uomo con la mente!"; noi poi gli facciamo dire che lo ha fatto anche con le mani, ma in realtà lui ha ragione, l'ha dipinto proprio con la mente, le mani sono un' estroflessione del "sogno continuo", che è l'identità del pazzo. Le mani del pazzo infatti, non seguono le regole artistiche per creare il quadro, piuttosto il loro moto onirico, che costituisce la loro identità. Forse vivendo un po' di più la nostra dimensione onirica, potremmo liberarci dalla schiavitù dell'efficienza, dell'immagine, del produrre, per godere della bellezza di forme di vita che hanno un fascino tutto da sognare.  

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